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storie  e memorie in mezzo al mare

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L'energia elettrica

2.3 La produzione e distribuzione di energia elettrica. La SELIS.

La storia della SELIS a Lampedusa è storia di “malo affare” da sempre. Pensate che già nel 1978, un anno dopo dall'approvazione, da parte dell'allora Consiglio Comunale, della costruzione di una centrale elettrica da ubicare a Cala Pisana (zona agricola), la C.P.C. di Agrigento chiedeva al comune di Lampedusa: “Faccia conoscere la disponibilità della zona industriale e sui motivi per cui l’opera non viene realizzata nella zona che, in base al programma di fabbricazione è espressamente prevista per l’insediamento industriale”. Di quanto sopra detto non si è riscontrato ulteriore risposta da parte dell’amministrazione. Con una successiva delibera, n.ro 10 del 15/02/1978, si reiterava l’approvazione della variante al programma di fabbricazione per il cambio di destinazione dell’area anzidetta. Nello stesso anno l’Ass.to Territorio e Ambiente emetteva parere negativo in quanto: “L’area proposta ricade tutta nell’ambito della fascia di rispetto cimiteriale di m 200, inoltre la stessa area proposta ricade in parte entro i 150 m dalla battigia”. Questo è solo l’inizio di una “lunga storia” che chi vuole può approfondire attraverso una relazione del 2011 fatta dall’U.T.C. di Lampedusa, N. Prot. 9222, e che conclude cosi:

 

Premesso che dagli atti riscontrati, quest’ufficio nutre serie perplessità sulla definitiva approvazione della variante al programma di fabbricazione dell’area in questione, poiché nel D.A. n.ro 152 del 05/10/1979 quanto appena detto non appare chiaramente specificato, si porrà con separato atto all’Assessorato Territorio e Ambiente quesito affinché venga chiarita la questione. Lo stato di fatto riscontrato rappresenta una totale edificazione estesa a quasi tutta l’area disponibile. Le opere realizzate in ampliamento al progetto originario assentito, grazie al rilascio di Concessioni edilizie di dubbia legittimità, ha radicalmente modificato il tessuto urbanistico e Ambientale dell’area. Si è calcolata la presenza di manufatti per un volume complessivo pari a mc. 11.629,56 con una superficie coperta di mq. 2.187,91 a fronte di una superficie coperta realizzabile pari a mq. 1.215. Il tutto meglio evidenziato nell’allegata planimetria. L’area su cui insistono le opere è sottoposta ai seguenti vincoli:

 

  • Vincolo Paesaggistico BB.CC.AA. imposto con Decreto Assessoriale del 12/07/1983 pubblicato nella GURS in data 17/09/1983 n.ro 40;

  • Vincolo Idrogeologico R.D.L. del 30/12/1923 n.ro 3267;

  • Vincolo cimiteriale (in parte);

  • Vincolo sismico recepito con decreto del dirigente della protezione civile del 15/01/2004 pubblicato sulla G.U. del 13/02/2004 n.ro 7;

  • Vincolo di in edificabilità assoluta dei 150 metri dalla battigia LR 12/06/1976 n.ro 78 art. 15 (in parte).

 

A Lampedusa, attualmente, si produce ancora energia elettrica attraverso motori diesel ed i costi sono altissimi sia in termini d'inquinamento che in termini economici: il consumo di carburante è il costo economico maggiore delle imprese elettriche minori. Ma questo è un problema nazionale che riguarda tutte le isole minori italiane, in cui risiedono circa 47.000 persone, che non sono connesse alla rete nazionale e in cui non si sono sviluppate le rinnovabili: “in nessuna si arriva al 4% dei consumi elettrici, mentre nel resto d'Italia siamo al 32,3%. I numeri sono davvero bassi un po' ovunque, da Capri – con 11,9 kW di solare fotovoltaico e 32,3 kWt di biomasse – a Ustica, con 29,33 kW di solare fotovoltaico distribuiti su 5 impianti privati, con addirittura nessun impianto nelle Isole di Filicudi, Alicudi, Panarea e Salina, alle Eolie"1. Per garantire agli isolani l’energia elettrica l’unico modo possibile era quello di dotare ogni isola di gruppi elettrogeni di varie dimensioni, di solito azionati con motori navali a gasolio, che oltre a produrre fumi nocivi e forti rumori disperdono nell’ambiente circa i tre quarti dell’energia come “calore refluo”. Nel dopoguerra si creò un meccanismo di agevolazione per fare fronte ai costi elevati di questo tipo di produzione e la tariffa elettrica delle isole venne equiparata a quella del resto del paese, pagando alle società che operano in quest territori un conguaglio che equivale alla differenza tra quanto costa il kWh e quanto lo pagano gli abitanti. Questo costo viene pagato in bolletta dal resto della popolazione italiana con la UC4 un’addizionale creata per questo motivo che secondo alcune stime vale circa 100 milioni annui.

 

[...] i dati complessivi reali ce li ha forniti la Cassa Conguagli per il Settore Elettrico, che è l’ufficio che si occupa di saldare le fatture delle aziende elettriche, e indicano un più ragionevole 62 milioni di euro per il 2011, a coprire un totale di 200 GWh di consumi. Bisogna però dire che la Cassa Conguagli si occupa solo di parte delle isole, quelle dove operano piccole imprese private. Le più piccole delle Eolie, Ventotene e Capraia, sono invece servite dall’Enel che, spiegano alla Cassa Conguagli, riceve la sua compensazione tramite gli oneri di dispacciamento. Grande è la confusione sotto il cielo, insomma. Basandoci sui numeri della Cassa Conguagli, comunque, si scopre che ogni kWh consumato nelle piccole isole riceve in media 0,31 euro di conguaglio, però con enormi differenze da isola a isola: dai circa 0,20-0,30 euro/kWh delle isole più grandi, come Pantelleria, Capri o Lipari, agli incredibili 1,27 euro/kWh di Levanzo. Insomma questo kWh sporco e inefficiente è “incentivato”, da decenni, come il FV del 2010. Ma non basta, i consumi elettrici di queste isole sono sproporzionati: basta dividere i 200 GWh, conguagliati, per i 43.000 residenti delle isole non servite da Enel, e si scopre che ognuno di loro consuma la bellezza di quasi 4.700 kWh annui, contro i 1.100 kWh del medio utente domestico italiano, con una spesa procapite di conguaglio di 1.440 euro all’anno2.

 

Il 14 febbraio del 2017 veniva adottato il decreto del MiSE (Ministero dello Sviluppo Economico) con l'obiettivo di avviare una progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse attraverso energia da fonti rinnovabili. Tre mesi dopo, la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, l'Autorità per l'Energia avrebbe dovuto approvare, entro sei mesi, una delibera che individuasse i criteri per la remunerazione della produzione pulita. La delibera arrivava con ritardo il 6 novembre 2018, pubblicata da ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) il 14 novembre 2018. Nel testo oltre alle disposizioni per la progressiva copertura del fabbisogno delle isole minori non interconnesse si stabiliscono gli obiettivi minimi di sviluppo dell’utilizzo delle rinnovabili da raggiungere al 31 dicembre 2020. Al momento a Lampedusa nessuno di questi obbiettivi minimi è stato raggiunto e si continua a produrre energia con combustibile fossile. I vantaggi della conversione della produzione di energia elettrica dal combustibile alle fonti rinnovabili sono chiari sia in termini ecologici che economici. Ma anche su questo settore prevalgono gli interessi di gruppi che hanno consolidato negli anni il loro potere allacciando relazioni con la politica e la criminalità organizzata, esercitando dei veri e propri monopoli. A ciò occorre aggiungere anche le difficoltà legate alle spesso miopi e 'duttili' norme delle Sovraintendenze sul paesaggio che, da un lato, permettono di costruire residence su antichi cimiteri o caserme e impianti radar in zone SIC-ZPS e, dall'altro, non consentono di installare pannelli solari sui tetti delle case. Come affermano in molti, le isole minori italiane potrebbero essere dei laboratori per lo sviluppo e la messa a sistema per la produzione di energia con i sempre migliori impianti eolici, solari e dei moti marini. Nonostante ci siano stati dei tentativi in tal senso, nelle isole minori la situazione rimane disastrosa e per quanto riguarda Lampedusa abbiamo assistito ad una grande mediatizzazione per il progetto SMILE (Smart Island Local Energies) presentato nel novembre 2012, che però ad oggi non ha avuto risultati concreti: “sono previsti impianti fotovoltaici in cave abbandonate, piccoli aerogeneratori, sistemi ad accumulo a servizio della rete, produzione di metano dall'anidride carbonica della centrale esistente, dissalazione solare innovativa, ricariche per motorini elettrici, illuminazione a Led, sperimentazione di acquacoltura. Si tratta di interventi per un totale di 22 milioni di euro che potrebbero avere ricadute interessanti, tenuto anche conto che il nuovo sindaco, Giusi Nicolini di Legambiente, ha deciso di puntare molto sulle politiche della sostenibilità.”3. I gas emessi dalle centrali delle piccole isole minori danno il loro funesto contributo all'inquinamento generale dell'aria sommandosi alle emissioni globali.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lampedusa Selis & Dintorni - SPECIALE -

video-inchiesta di LiberaEspressione – 09/04/2015

 

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1Redazione “QualeEnergia”, Isole minori, rinnovabili ancora al palo: il Governo sblocchi il decreto. , QualeEnergia.it, 29/06/2018.

https://www.qualenergia.it/articoli/20180629-isole-minori-rinnovabili-ancora-al-palo-il-governo-sblocchi-il-decreto/

2Alessandro Codegoni, Lo spreco delle isole minori non connesse alla rete, QualeEnergia.it , 05 aprile 2013.

http://m.qualenergia.it/content/lo-spreco-delle-isole-minori-non-connesse-alla-rete

3Alessandro Codegoni, Il paradosso energetico delle piccole isole , QualeEnergia.it, 16 novembre 2012.

http://www.qualenergia.it/articoli/20121114-il-paradosso-energetico-delle-piccole-isole

 

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