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storie  e memorie in mezzo al mare

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Introduzione

L’elemento distruttivo o critico nella storiografia si esplica nello scardinare la continuità storica.

La storiografia autentica non sceglie il suo oggetto a man leggera.

Non lo afferra, lo estrae a forza dal decorso storico.


W. Benjamin

 

 

Da bambino mi chiedevo spesso da dove venivano i miei genitori, i miei nonni, i miei bisnonni. Avevo sentito dire che i primi coloni erano sbarcati sull’isola nel 1843 ma non riuscivo ad immaginare la vita che facevano prima di arrivare sull’isola, chi erano e perché avevano scelto di vivere in un luogo cosi lontano e impervio. I racconti di mio padre sulla sua infanzia mi riempivano di immagini il cervello e riuscivo a vedere la zona del Casteddu con le sue strade polverose e le bande di bambini scalzi che si battevano con spade di legno dopo avere visto l’opera dei pupi mentre in lontananza sullo sfondo un mare calmo abbracciava le barche da pesca che uscivano dal porto. Immaginavo i saccalleva, le barche per la pesca delle spugne, spiaggiati a Cala Palme che facevano da parco giochi ai carusi selvaggi e liberi che si attaccavano sulle cime oramai senza vele e si lanciavano nel vuoto.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bambini che giocano ai Paladini di Francia su un fortino della Seconda Guerra Mondiale.

Lampedusa 1962.

 

 

Crescendo ebbi la fortuna di avere come professore di educazione artistica il prof. Giovanni Fragapane che nel 1992 pubblicò con la Sellerio un libro fondamentale per la mia ricerca: Lampedusa, dalla preistoria al 1878. Da quel libro sono partito per capire come ero finito a crescere in una delle isole più belle del mondo, in cui dalla fine degli anni settanta nessuno più poteva nascere visto l’assenza di un ospedale. Cominciai ad ascoltare i racconti delle persone più grandi, a cercare ogni libro che parlasse dell’isola, ogni documentario e ogni vecchio ritaglio di giornale che trovavo. Nei primi anni novanta si cominciò a sentire parlare di Lampedusa ovunque e in maniera sempre più morbosa per la questione delle migrazioni. Io avevo scelto di fare il liceo artistico e come tanti altri studenti lampedusani mi allontanai dall’isola prima verso Anzio, la mia città natale, poi Roma ed infine Palermo. Da lontano l’isola mi appariva ancora più bella ed una nostalgia incolmabile ormai mi accompagnava ovunque. Quando maturai le mie posizioni politiche fu naturale cominciare a chiedermi cosa stesse accadendo sull’isola e la fondazione del Collettivo Askavusa nel 2009 fu decisiva per il percorso che ho svolto fino a questo momento. Ora non mi bastava più sapere da dove e perché i miei avi erano finiti su quest’isola, volevo sapere il perché tutta questa gente proveniente dall’Africa e dal medioriente arrivava a Lampedusa o era portata qui. Negli anni la produzione culturale su Lampedusa era cresciuta a dismisura ma più leggevo e guardavo prodotti culturali sull’isola e più mi rendevo conto dell’enorme mistificazione che si andava strutturando. Al materiale che andavo raccogliendo davo una forma di tipo teatrale, una forma che divenne nel 2013 uno spettacolo fatto di canzoni e racconti che prese il titolo di Lampemusa. Uno spettacolo che dal 2013 ho messo in scena in tutta Italia e che continua a crescere insieme con le storie che vado raccogliendo ancora per bocca degli anziani o su qualche quaderno di appunti di qualche scrittore nostrano. Uno spettacolo che ha la forma modulare di tanti piccoli pezzi che messi insieme compongono una narrazione omogenea ma che può cambiare a seconda delle esigenze di tempo, spazio e pubblico. Andando avanti nelle ricerche e cominciando a interessarmi insieme al collettivo Askavusa di questioni legate al contemporaneo, come la gestione dei servizi di base o come la connessione tra militarizzazione e migrazioni, la mole di informazioni e analisi che andavo archiviando si fece imponente per le mie possibilità. Si andava facendo largo in me la volontà di ordinare tutto questo materiale che seguendo la struttura dello spettacolo aveva assunto l’immagine di una serie di tessere che potevano essere messe in posizioni diverse ma che davano alla fine lo stesso significato in quanto andavo oramai seguendo una traccia che emergeva nella quasi totalità delle mie ricerche e cioè: l’uso che il potere di turno ha fatto di Lampedusa nei secoli. Seguendo il rapporto tra “potere” ed utilizzo dell’isola sono andato a ricostruire anche le fratture che si andavano creando tra questa relazione e le connessioni straordinarie con la storia del mediterraneo. Le memorie dei singoli e le memorie condivise dalla comunità lampedusana si andavano ad incastonare sulla storia dei libri e dei documenti. Decisi così di cominciare a scrivere un libro che poi si sarebbe dovuto arricchire con diversi contributi multimediali: frammenti dello spettacolo in forma di video, foto antiche e moderne, videoinchieste, brani musicali. Lanciai un appello per reperire fondi per avere un po' più di tempo per potere fare ricerca senza avere troppe preoccupazioni: molti risposero all’appello e riuscii a racimolare qualche soldo per andare avanti qualche mese ma di certo non abbastanza per soddisfare le esigenze di una famiglia composta da cinque persone, (io, mia moglie e i nostri tre figli). Ora sono circa sei anni che scrivo e continuo a fare ricerca ma mi sembra di aver cominciato solo ieri; ogni tanto qualcuno tra coloro che avevano contribuito alla raccolta fondi mi scrive o mi chiama chiedendomi a che punto sono. Ogni volta è difficile per me spiegare l’entità della mole di lavoro che mi sta davanti ma che oramai ho anche alle mie spalle; sempre più, ormai, mi riesce difficile immaginare una forma chiusa e “definitiva” di questo mio lavoro. Per questo ho deciso di organizzare in un sito fruibile a chiunque tutto il materiale che ho fino ad ora prodotto e quello a cui sto lavorando, avendo così la possibilità di aggiungere contenuti multimediali e di integrare con le nuove scoperte che vado facendo. A completare la ricerca c’è Hotel Lampedusa una serie di accostamenti di foto e video su Lampedusa pescati dalla rete (ma anche dalle nostre fonti e dal nostro mare) e dal menzognificio di Stato che hanno la missione di destrutturare la retorica costruita sulla Porta d’Europa. Forse tutto questo alla fine diventerà un libro, devo dire che mi piacerebbe molto, ma intanto spero che queste mie pagine possano essere di aiuto a chi vuole comprendere la complessità della storia e del presente dell’isola che amo.

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canzoni, racconti, documenti, multimedia

sull'isola di Lampedusa.

 

Il figlio di Abele
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